giovedì 10 settembre 2015

…a mostrar le chiappe chiare

L’estate 2015 è meteorologicamente finita il 31 Agosto scorso e finirà astronomicamente il prossimo 23 Settembre alle 10.20 ora locale (che fa figo dirlo) o 8.20 UTC (Universal Time Coordinated, che fa mooolto più figo). Quella termica durerà ancora un po’ più a lungo, forse fino alla seconda metà di Ottobre, guardando quello che è successo negli ultimi anni. I siti meteo pur di farsi cliccare annunciano la fine dell’estate già da giugno, ma ovviamente sono burle, almeno per noi qui a sud. Meteorologicamente parlando, una giornata si definisce estiva se la massima raggiunge i 25 °C: giudicate da soli quando finisce l’estate in Sicilia…



Ma andiamo a noi. Questo splendido clima che benedice la nostra terra, consente di godere di attività outdoor praticamente sempre. Tra queste, la prediletta è andare al mare. Già a Febbraio vedi che alla prima domenica di sole più tiepido sono tutti impalati sulla spiaggia, come il pesce a seccare, per potere vantare a colleghi, parenti e amici cosiddetti “sfigati” l’abbronzatura precoce.
Questo rito si protrae per mesi. In spiaggia vedi migliaia di corpi tra il sudato e l’unto, tra la panatura di sabbia e il pareo incollato, pur di “prendere colore”. Un’ossessione!
E dire che prima era un segno negativo (le persone che lavoravano all’aperto e quindi le più umili erano abbronzate)… Poi è diventato un segno di salute (vitamina D a profusione)… Oggi è di cattivo auspicio (aumenta la possibilità di sviluppare melanomi). Corsi e ricorsi…
E, va detto, di questa frenesia abbronzativa sono vittime più le femmine che i maschi. Di loro parliamo oggi.



Tu le vedi già a Febbraio, appunto, perfettamente orientate verso la direzione di massimo irraggiamento – dovrebbero usarle per posizionare i pannelli fotovoltaici – dotate di sedici tipi diversi di creme, unguenti, spruzzatori, acque solari. Tutte ovviamente contenenti sostanze potenzialmente molto pericolose, ma pur di fottere l’amica (“amica”!!) nella gradazione di marrone da sfoggiare all’aperitivo serale, si fa di tutto. Lecito e illecito.
E sì, perché visto che sono “amiche” saranno vestite entrambe di bianco (fa risaltare l’abbronzatura), con accessori turchese (con l’abbronzatura stanno bene), pochette e scarpe rigorosamente con zeppa di paglia (alta almeno 12 centimetri per superare il metro e settanta), di quelle che dopo che le hai messe tre volte si inzuppano di sudore e puzzano come una cripta etrusca. Identiche in tutto… Ma, pensano entrambe: “…la devo fottere sull’abbronzatura, minchia se la devo fottere ‘sta…”.



E qui si introduce una importantissima variabile rispetto alle ore di esposizione al sole e cioè la superficie esposta. Ovvero, quella NON esposta.
Il costume è rigorosamente a due pezzi. Non importa se sei obesa di quarto grado. L’abbronzatura è l’abbronzatura! Ma non basta. Alcune volte (de)cade anche il pezzo di sopra, con risultati diciamo discutibili. Offendetevi pure, ma un essere umano di sesso femminile (che non è una donna né una signora ma una femmina, secondo la biologia e la Bibbia) che dispone di tette ombelicali, il topless dovrebbe limitarsi a guardarlo (preferite usare il verbo “contemplare”?) su Belen Rodriguez. Anche perché, peraltro, la parte di pancia coperta dalle zizze cascanti non si abbronza. E quando si muovono, la parte bianchiccia e sudata sotto il seno budinoso le rende ancora più terribili da guardare. Ne sono, ahimè, testimone.



Anche gli esseri umani di sesso maschile (che non sono né uomini né signori ma maschi, secondo la biologia e la Bibbia) dovrebbero badare al loro “top” e una buona parte di loro dovrebbe certamente indossare un reggiseno. Di loro parlerò in seguito ma lì sì che si riderebbe. Spero che qualche stilista mi stia ascoltando.
Torniamo però alle femmine. Più spesso, ho notato quest’anno, la moda di scoprire il sedere fino ai limiti del codice penale. Il dispositivo per fare questo si chiama (mi hanno detto) costume brasiliano. Consiste in una mutanda (questo è) che teoricamente dovrebbe coprire il 40-60% della chiappa e lasciare scoperta la parte soda, tonica e liscia, vedi figura. 



No, perché pare che nelle “istruzioni” per l’uso sia scritto così, e a Copa Cabana lo usano tutte o quasi in questo modo. Il fatto è che nelle nostre spiagge vedi mandrie di ragazzette dai tredici anni in su, che indossano questo brandellino di lycra che però copre a malapena il 20% del sedere, lasciando a vista qualcosa che non è né sodo, né tonico, né liscio. Ad ogni passo, un’onda lipidica parte dalla caviglia per raggiungere il collo soffermandosi a lungo sul sedere. Anzi, siamo più diretti e meno politically correct: quelli sono proprio culi. Culacci, anzi.

Direte: saranno anche loro libere di mettersi quello che vogliono!

Rispondo: sarò anche io libero di osservarle disgustato!



Poi capisci il perché di tutto questo: nel gruppo di sei femmine in cerca di maschi ne vedi una, la capostipite, la meno lontana da Belen, l’unica che potrebbe permettersi di indossarlo, quel costume. Magari doveva prenderlo una misura più grande (facciamo due), perché non è proprio una 40, ma almeno il resto lo salviamo. E la verità affiora quindi da sola: lei, Primo Motore Immobile, e le altre cinque ingombranti e flaccidi pianeti che ne imitano movenze e vestiario, unica speranza per cuccare. E mentre passano le senti:
- Con questo costume quest’anno mi sto prendendo un’abbronzatuuuura…
Sì, mia cara, ma solo quella però. Perché un maschio non credo lo ‘acchiapperai’ mai. E scusate il gioco di parole…

PS
Per le femministe irriducibili: scriverò un post anche sui maschi, non è necessario preparare una manifestazione davanti al mio cancello. Meglio prevenire che curare.

Per tutti, tornerò ovviamente sull’argomento mare. Molte molte volte…

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