giovedì 3 settembre 2015

Servito. E riverito? Parte 2

Breve riassunto (o leggete poco sotto la prima parte). Roberto & C. decidono di avventurarsi in una media pizzeria senza aver prenotato prima. Incontrano un maître molto sotto la media che cerca di mandarli via. Ma alla fine, chi la dura la vince, si siedono.

A questo punto, i camerieri che prima latravano “permessooo!” dove a ogni “o” in più corrispondevano 3 o 4 mmHg in più di pressione arteriosa sistolica per me, ci guardano un po’ sorpresi (ce l’hanno fatta?), un po’ disturbati (se tutti arrivano e si siedono quando vogliono…), un po’ imbarazzati (prima erano in mezzo ai piedi ora dobbiamo servirli?).



È però loro il compito di portare il menu (il maître non può mica fare questo lavoro da schiavi!). Ne vediamo una pila sullo sparecchiatavola a fianco a noi… 21.35, 21.40. Mi alzo e me lo prendo da solo. Il locale sempre vuoto, ovviamente. Sull’appiccicosità del menu e il livello di igiene dei nostri locali pubblici parlerò in altro momento, per ora mi focalizzo sul maître che si materializza dieci secondi dopo il tentativo (riuscito) di autogestione del tavolo.

Parte la frase standard…

- Pronti?

…e la risposta standard

- Ancora qualche istante

Decidiamo. Dovremmo ordinare. Vorremmo ordinare. Sono quasi le dieci ormai. Non avevamo deciso cosa fare, ma di certo niente cinema poi. Primo cenno, lui (che non sta facendo nulla) fa segno che sta per arrivare. Secondo cenno, lui sorride, fingendosi impegnato a portare un conto. Ok, me la devi fare pagare che ti ho mandato via la prima volta? Chiamo un cameriere:



- Possiamo ordinare?
- eh… sì, un attimo che vi mando il maître

Aridaje con ‘sto maître. Mi ero dimenticato dei gradi e che il tablet del potere lo detiene solo uno.
Finalmente arriva. Ordiniamo. Ovviamente dobbiamo ripetere tre volte che gli antipasti sono solo due, le coche tre di cui una zero (la mia), un’acqua grande frizzante. Arriva un solo antipasto, tre coche classiche, l’acqua è naturale, ma me ne accorgo quando è troppo tardi e cioè dopo averla bevuta. Pazienza. Ogni acqua leva sete, dice un proverbio siciliano, e anche soldi dalle tasche se comprata in un ristorante, aggiungo io.



Vorrei una pizza capricciosa, ma prevede l’uovo sodo. Non ho nulla contro le uova. E nemmeno contro le uova sode. Ma nella pizza che c’entrano? Come pure: che c’entrano le patatine sopra la pizza, magari pure con la ketchup? Orrore. Mi direte: ognuno mangia come vuole. Vero. Ma aspettatevi tanti post feroci su questo tema. Rideremo. Io di certo.

Guardo questo capitano (ma forse meno che caporale) dei camerieri che nel frattempo aveva perso un bottone della camicia, subito sopra la cinta, e gli dico:

- Potrei avere una capricciosa senza uova?

Timido, uso il condizionale, voce bassa, sorriso propiziatorio… Risposta:

- Eh… quando non lo mettevamo ce lo chiedevano, ora che ce lo mettiamo ci dicono di toglierlo… Aspetti… vediamo se riesco a toglierlo da qui… - dice armeggiando con il tablet che per lui probabilmente è solo “un coso” – “casomai” lo dico a voce al pizzaiolo

Casomai!? Casomai!? Ma casomai non ti pagassi il conto? Ma scommettiamo che mi stai facendo il cazziatone perché non sai armeggiare con la “smart pen” sul tuo “touch screen” perché la “app” è stata impostata male? Scelgo la via morbida:

- No… è perché proprio l’uovo non mi piace sulla pizza
- Fatto, fatto… - dice molto convinto lui. Meno io che lui abbia avuto successo. Se ne va.

Arrivano finalmente le pizze, sono più le undici che le dieci, che nemmeno il pranzo di cresima di mio cugino è durato così tanto. La mia ovviamente è con l’uovo sodo: ma avevo dubbi? 



Guardo il cameriere con pietà, il maître si avvicina capendo che qualcosa non va:

Frase standard.

- Tutto a posto?

Sì, siamo solo qui che volevamo chiacchierare un po’ col cameriere mentre ha i piatti in mano e rischia l’ustione…

- La mia pizza… l’uovo…
- La sua era senza uovo?

Ma come!? Hai sferragliato col tablet, hai detto che avresti anche parlato col pizzaiolo, il locale (tiè) è rimasto vuoto e siamo solo due o tre che stiamo mangiando… cos’è: demenza precoce o fai il paraculo?

- Gliela faccio rifare – dice ipocrita e falso
- No, no, va bene, il cibo non si butta, c’è chi non ne ha

[DA RICORDARE SEMPRE]

Apro le posate e invito il cameriere a poggiare il piatto. Una zaffata di uovo sodo, stracotto e forse anche un po’ vecchio mi riempie il naso. Lo scosto con la forchetta.

Cerco qualcuno dei miei con cui incazzarmi per la scelta del locale. Poi mi blocco: l’ho scelto io.

<segue conclusione>

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